In contemporanea a Palazzo Reale a Milano due mostre di due grandi artisti: Edvard Munch e Pablo Picasso.
La prima, intitolata “Munch, il grido interiore “, sarà visibile fino al 26 gennaio 2025, mentre “Picasso lo straniero” rimarrà fino al 2 febbraio del 2025.
La mostra di Munch possiamo definirla un’immersione nella vita e nella poetica dell’artista norvegese attraverso 100 opere provenienti dal Munchmuseet di Oslo. L’esposizione, a cura di Patricia G. Berman, una delle più grandi studiose al mondo di Munch, in collaborazione con Costantino D’Orazio, esplora la profonda inquietudine esistenziale che ha caratterizzato la produzione di Munch, un viaggio tra amore, morte e angoscia che ha segnato la sua esistenza e la sua arte.

Il percorso nella retrospettiva milanese si snoda tra alcuni dei capolavori che meglio rappresentano il tormento interiore dell’artista e la sua capacità di trasformare il dolore in arte universale, mettendo in luce aspetti meno conosciuti agli occhi delle persone. Munch visse in linea con l’emergente modernità in un’epoca che stava cambiando radicalmente e il suo lavoro amplifica alcuni di questi cambiamenti. E il suo lavoro artistico risiede nelle complesse relazioni tra la sua esperienza ottica diretta e ciò che ricordava, ciò che immaginava e ciò che inventava.
“Non dipingo ciò che vedo – ma ciò che ho visto” scrisse nel 1928, un’affermazione che indica l’esplorazione consapevole della relazione tra impressione ed espressione. Le perdite significative subite durante l’infanzia, lo segnarono profondamente. Nella mostra sono presenti molti quadri che rappresentano il lutto che l’artista ha impresso sulla tela compiendo l’atto di richiamare alla propria memoria quei ricordi dolorosi, abbracciando intensamente il proprio sentimento. Uno di questi è “Sera. Malinconia” del 1891, in cui esplora la sua tristezza profonda.
Ma la mostra dà spazio anche all’indagine sulla sensualità e sessualità nel ciclo di opere dedicate all’amore, sentimento contrastante e vissuto intensamente dall’artista. Splendidi i sui quadri Il Bacio e Il bacio con la finestra che ritrae una coppia di amanti che si stringe nel buio di una stanza con vista sulla strada. Ma anche quelli che ritraggono la donna con cui ebbe una relazione burrascosa, Tulla Larsen. Uno è Autoritratto su sfondo verde / Tulla Larsen del 1905. Ma fu la violinista inglese Eva Mudocci il soggetto strettamente connesso al suo dipinto Madonna. La Mudocci appare anche in altre due opere di Munch dello stesso anno: Concerto per violino e Salome. Il pittore disse che lei aveva “gli occhi come di un migliaio d’anni” e le mandò una lettera in cui scrisse: “Ecco la pietra che è caduta dal mio cuore.” Della Madonna sono presenti in mostra due litografie una stampata a colori e l’altra in bianco e nero.
Certamente non poteva mancare la presenza dell’Urlo che Munch dipinse nel tardo autunno del 1893 a Nizza, molto distante dal luogo in cui il pittore effettivamente concepì quell’immagine iconica, sulla collina di Ekeberg a Oslo, nella zona est della capitale. Del capolavoro è presente una litografia in bianco e nero, ma una splendida video installazione che si incontra nel percorso della mostra, catapulta i visitatori dentro i colori e le sensazioni di questa grande opera diventata un icona fino ai tempi d’oggi.
Sicuramente “Munch, il grido interiore “non è una semplice esposizione, ma “uno spettacolo che racconta una storia che arriva al cuore”, come ha affermato Iole Siena, presidente di Arthemisia.
Altrettanto interessante “Picasso lo straniero”, promossa dal Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale insieme a Marsilio Arte con la collaborazione del Musée National Picasso di Parigi (MNPP) da cui arriva in prestito il nucleo principale di opere. Sono una novantina, da ammirare insieme al resto del materiale esposto: documenti, fotografie e lettere, provenienti dal Musée National de l’Histoire de l’Immigration al Palais de la Porte Dorée della capitale francese.
Più che altro si tratta di una mostra da leggere. I pannelli di sala raccontano le tappe attraverso cui Picasso è diventato l’artista più importante del Novecento. Sono stati i due conflitti mondiali e la guerra civile spagnola a segnare la vita dell’artista. Una vita non facile che Pablo ha dovuto affrontare da cittadino del mondo. Anche il suo desiderio di diventare cittadino francese è stato sempre respinto da quella che considerava la sua seconda patria, ma che non lo ha mai accettato se non quando è diventato molto famoso ed ha acquistato case in Costa Azzurra. E’ stato lui poi a rifiutare.
Annie Cohen-Solal che ha scritto il libro Picasso. Una vita da straniero (spunto per la mostra) ha anche ricostruito i passaggi, tra i successi e le amarezze. Il percorso espositivo, curato insieme a Cécile Debray, presidente del MNPP, ha un andamento cronologico e i visitari ne escono senz’altro gratificati, oltre che edotti.

Ci sono alcuni disegni per La famiglia dei saltimbanchi, tela oggi alla National Gallery di Washington, ma il primo dipinto in cui ci si imbatte è La morte di Casagemas, una piccola tavola a olio (27 × 35 cm) realizzata dopo il suicidio per amore dell’amico Carles, uno dei catalani della comunità di Montmartre che Picasso frequentò al suo arrivo a Parigi. Il pittore amava ritrarre i saltimbanchi in quanto abitavano nel suo stesso quartiere e molti di loro erano suoi vicini di casa.
Il percorso evidenzia molto l’importanza che ha avuto per lui il mercante d’arte Daniel-Henri Kahnweiler. E’ grazie a questo signore tedesco che Picasso ebbe modo di diffondere il Cubismo , ma si parla anche della famiglia Morozov che ebbe un ruolo fondamentale nella vita culturale di Mosca. Figli di mercanti di tessuti, i fratelli Mikhail e Ivan Morozov furono tra i primi collezionisti d’arte ad aver intuito la genialità di artisti come Henri Matisse e appunto Pablo Picasso.
Vi è anche una sala che illustra la collaborazione dell’artista al mondo della danza con un video che propone vari brani di Parade, balletto in un atto del 1917 con musica di Erik Satie su soggetto di Jean Cocteau. Sipario, scene e costumi erano di Pablo Picasso.
Tra i quadri esposti si ammirano Madre e figlio, Donna che legge sulla spiaggia, La baia di Cannes. Ma oltre a tele e tavole ci sono sculture, come i sei bronzi della serie dei Bagnanti; ceramiche (prestiti concessi dalla Collection Musée Magnelli Musée de la céramique di Vallauris); poster, video e, come già detto, fotografie, compresi tre scatti realizzati dall’artista nel 1910, ritratti di Jacob, Apollinaire e Kahnweiler. Ma anche foto che lo vedono al lavoro della Guernica il grande quadro composto in soli due mesi e che Picasso fece esporre nel padiglione spagnolo dell’esposizione universale di Parigi.
La mostra Picasso, lo straniero mostra il pittore spagnolo come un uomo multiforme (come i suoi quadri), assetato di vita, dal carattere forte e volitivo, che come nessuno altro ha segnato la storia dell’arte contemporanea. Francesca Camponero