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“Il Trespolo tutore” al Teatro Carlo Felice Ovvero: l’amore “può far pazzo, e far prudente”

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Teatro Carlo Felice – Il Trespolo tutore – Ciro (Silvia Frigato) (foto Marcello Orselli)

L’inaugurazione della prima parte della stagione d’opera 2020-21 del Teatro Carlo Felice avviene encomiabilmente con uno spettacolo davvero raro a vedersi. Il Trespolo tutore di Alessandro Stradella è un capolavoro del teatro musicale barocco che, rappresentato per la prima volta al Teatro Falcone di via Balbi a Genova il 31 gennaio 1679, viene restituito alla sua città di appartenenza. Sì, perché nella Superba il compositore dimora già dall’anno precedente e mette in scena altre due opere prima del Trespolo. Inoltre, proprio a Genova il musicista, purtroppo, troverà la morte a soli 38 anni (era nato il 3 luglio 1643 a Bologna), pugnalato in piazza Banchi la notte del 25 febbraio 1682. I sicari vennero forse mandati dal nobile Giovan Battista Lomellini, che sospettava una relazione con sua sorella, allieva del compositore.

Teatro Carlo Felice – Il Trespolo tutore – Trespolo (Marco Bussi) (foto Marcello Orselli)

Stradella traspone facilmente simili intrighi amorosi dalla vita all’arte e viceversa. Nel Trespolo l’esito, però, non è tragico e l’opera in tre atti appartiene al genere della commedia, anzi è considerata una delle prime opere comiche della storia del teatro lirico. Il testo è firmato da Giovanni Cosimo Villifranchi ed è tratto da Amore è veleno e medicina degl’intelletti di Giovanni Battista Ricciardi. Stradella è consapevole di mettere “in palco… un’opera ridicola, ma bellissima”, che crede “farà scoppio infallibilmente”, come confida per lettera a un amico veneziano.

Teatro Carlo Felice – Il Trespolo tutore – Trespolo (Marco Bussi) e Artemisia (Raffaella Milanesi) (foto Marcello Orselli)

L’amore, governato dal caso (“quel che vuole il fato è inevitabile”, atto I; “L’amare è destino, / non è volontà”, atto II; “Ed ha per destino un cieco bambino / di togliere e di dar la libertà”, atto III), è analizzato in tutto il suo campionario di situazioni e di prospettive, comprese sfrontatezze e doppi sensi, che causano la sospensione delle repliche, per subire azioni di censura da parte dell’Inquisizione

Il personaggio che dà il titolo a quest’opera buffa, Trespolo, rimanda nel nome a un vecchio arnese in disuso. Lui è il tutore di Artemisia, la ragazza a cui deve trovare marito, ma è così fuori luogo, goffo e balordo che innesca reazioni a catena basate su malintesi.

Teatro Carlo Felice – Il Trespolo tutore – Trespolo (M. Bussi) e Despina (P. V. Molinari) (foto Marcello Orselli)

La struttura costruita da Stradella si sviluppa a partire dall’iniziale presentazione dei personaggi e dei loro caratteri, in un equilibrato gioco di alternanza tra arie e recitativi; poi, la storia si complica e si scioglie con situazioni equivoche e sempre più divertenti; il finale si chiude con una serie di sorprese e un pizzico di malinconia.

L’amore come “veleno e medicina”, che “può far pazzo, e far prudente”, come si dice alla fine, è il vero tema dell’opera, basata su sei personaggi. Di questi, due sono i fratelli Ciro e Nino: il primo è pazzo ed è interpretato da un soprano (Silvia Frigato), il secondo è savio, ma canta con voce femminile di contralto (Carlo Vistoli).

Teatro Carlo Felice – Il Trespolo tutore – Artemisia (R. Milanesi) e Trespolo (M. Bussi ) (foto Marcello Orselli)

A causa dell’amore che provano per la stessa Artemisia (“Ho le viscere già fritte”, dice Ciro; “quella fiamma, che con perpetuo ardore /… mi tormenta il core”, si cruccia Nino) mutano psichicamente nel proprio opposto: l’uno ritorna in sé (“vada via la pazzia / si ritorni in gravità”; “amor…/ Unico antidoto, / dolce rimedio, che render lucida la mente può. / È amor nel nostro seno / medicina dell’alme, e non veleno”), l’altro smarrisce il senno come Astolfo sulla luna (“Ma che strano vapore / mi conturba la mente e offusca il cuore? / Ah sì sì, gli è ben quello: / Ho perduto il cervello”; “Il mio cervel nel fiume è dell’oblio”), sicché, alla fine, “Nino è di già impazzito, / e Ciro è risanato”.

Teatro Carlo Felice – Il Trespolo tutore – Raffaella Milanesi (Artemisia) (foto Marcello Orselli)

A questo fantastico meccanismo drammaturgico si aggiunga che la fatale Artemisia (il soprano Raffaella Milanesi), invece, è innamorata del suo tutore, Trespolo (il basso Marco Bussi), il quale, a sua volta, è innamorato della scaltra Despina (il soprano Paola Valentina Molinari), figlia della strana balia dei due fratelli, Simona (il tenore Juan Sancho), interpretata da un uomo travestito da donna.

Dirige l’opera uno dei massimi interpreti di Stradella al mondo, Andrea De Carlo: asseconda bene il ritmo incalzante della musica, che ci trasporta – per citare le sue parole – “attraverso moderni panorami sonori che fanno presagire il romanticismo e oltre”.

Teatro Carlo Felice – Il Trespolo tutore – Nino (Carlo Vistoli) (foto Marcello Orselli)

La regia di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi si è trovata a fare i conti con la prima rappresentazione del Trespolo in epoca moderna in Italia, quindi senza alcun riferimento di repertorio e una grande libertà di interpretazione. I registi hanno raccolto la sfida, scegliendo un’ambientazione temporale che si colloca negli anni ’30 del secolo scorso, quando il cinema è ancora in bianco e nero, è appena diventato sonoro e celebra protagoniste divine.

Il palcoscenico immenso viene dilatato anche in profondità e in prospettiva, utilizzando una scalinata che si perde in alto, talvolta dentro immagini proiettate. La grande scatola nera teatrale che si apre a fisarmonica è inquadrata all’esterno da una serie di luci che, forse, rimandano a quelle intorno agli specchi dei camerini e ricordano, comunque, gli spettacoli di varietà. Sembra di cogliere, nella stessa messa in scena – le scene sono di Leila Fteita –, i diversi livelli di lettura che quest’opera, divertente e piacevolissima, offre.

Teatro Carlo Felice – Il Trespolo tutore – Juan Sancho (Simona) (foto Marcello Orselli)

Gli interpreti, tutti bravissimi specialisti del teatro musicale barocco, seguono perfettamente un lavoro di cesello psicologico, all’interno dei costumi che indossano – costituiti da piume, lunghe collane e cappelli a cilindro – di Nicoletta Ceccolini.

Teatro Carlo Felice – Il Trespolo tutore – Paola Valentina Molinari (Despina) (foto Marcello Orselli)

Il libretto, meraviglioso, si presta a scene esilaranti, come quella della lettera di Artemisia all’amore segreto, che lei detta al suo tutore, uno dei momenti più efficaci teatralmente, come lo sono i duetti tra i due fratelli, a voci sovrapposte, mentre confrontano i propri sentimenti e si scambiano la follia.

Lo spettacolo rispecchia davvero una modernità armonica, risultando leggero e complesso allo stesso tempo, poetico e, a tratti, commovente. I cantanti lirici, che reggono il ritmo suadente della rappresentazione e del testo, oltre a quelli finali meritano molti applausi a scena aperta. Stradella e il Trespolo conquistano davvero il nostro sentito apprezzamento, come simboli di quello che eravamo e della nostra proiezione verso il futuro. Linda Kaiser

Teatro Carlo Felice – Il Trespolo tutore – Il cast con il direttore d’orchestra Andrea De Carlo (foto Linda Kaiser)