ROMA. 28. APR. Che un film che narra di una ragazzina di strada a Manila – ” Blanka ” ( Giappone/ Italia /Filippine ) di Kohki Hasei – venga recentemente premiato con Le Grand Prix da una Giuria Internazionale composta da altrettanti minorenni, ha del fiabesco che ci induce a guardare alla società futura con speranza, perché si evince che l’autore ed il produttore abbiano centrato l’obiettivo.
E’ successo nell’ambito della recente 34°Edizione del ” Festival International Ciné – Jeune de l’Aisne “, ancora in corso fino al 29 aprile a Laon (Francia), con una Giuria composta da adolescenti minori di variegata provenienza: Germania, Polonia, Italia, Collegio Camille Desmoullins, à Guise. Ed il film in questione è appunto Blanka, ballata poetica a sfondo sociale, su cui la cronista ha il piacere di soffermarsi.
Prima di raccontare la trama, è bene sottolineare che Blanka è un film che nasce da lontano e che presenta un iter peculiare che merita attenzione anche come vessillo d’incoraggiamento per i nuovi futuri filmmakers. Il regista, Kohki Hasei, modello da giovanissimo, è un ipersensibile artista in pieno stile nipponico, che alla seconda Edizione ( 2009 ) del Kustendorf Festival, il festival del Cinema creato dal grande Emir Kusturica tra i boschi e le colline di Mokra Gora, si presenta e vince l’Uovo d’Oro, ossia il primo premio, con il Cortometraggio Godog ( 2007 ), short-movie dalla tematica senza sconti che ha per oggetto la supposta normalità della vita di un gruppo di minori in una discarica a Manila.
Non si può dire che Blanka si ispiri a questo primo lavoro, ma certamente ne prende le mosse. Dalla Serbia il giovane Kohki che nel mentre ha elaborato la sceneggiatura per il suo Blanka, entra in contatto con il producer romano, Flaminio Zadra, cofondatore de La DorjeFilm production company che, certamente, in questi anni (esiste dal 2003 ) ci ha donato dei gioielli cinematografici in collaborazione con il filmmaker turco/tedesco Fatih Akin, come ad esempio: ” The Edge of Heaven ” ( 2007 ), ” Soul Kitchen “( 2009 ) e molto altro.
A Flaminio Zadra piace l’idea di Kohki e la implementa in un progetto del tutto ” made in Italy” che non tutti conoscono, in riferimento alla Biennale College – Cinema di Venezia. Si tratta di un vero e proprio bando, in base al quale vengono selezionate 12 tra le molte proposte presentate da un connubio artistico che consti di un produttore e di un regista alla sua prima o seconda opera. A seguito di un primo workshop, si qualificano i migliori tre gruppi che frequentano poi un severo periodo di alta formazione e con il supporto di un tutor della Biennale elaborano la sceneggiatura e la produzione dei tre lungometraggi, ai quali non è concesso di usufruire di altri fondi rispetto a quelli stanziati dal programma che è evidentemente volto a dar corpo alle opere di validi autori emergenti nell’ottica delle produzioni micro e low budget.
In questo contesto nel 2015 nasce Blanka, 75 minuti per un costo di 150 mila euro, che la maggior parte della critica ha definito una ” favola moderna”, sebbene ad un occhio più attento il racconto pur poetico non si astiene affatto dal trasudare una realtà amara, dove i minori orfani, quindi ” di strada “, sono abbandonati ad un percorso esistenziale fragile e senza tutele. Siamo a Manila nelle Filippine, molto lontano da qui eppure nella stessa epoca ed appesantisce il cuore l’apprendere, da un piacevole colloquio con Flaminio, che i minori con qualche bega legale siano posti in stato detentivo in gabbie, non strutturalmente solide, ma senza che quest’ultimo elemento tecnico ne cambi l’accezione.
Così nella pellicola l’undicenne Blanka, interpretata dalla splendida voce di Cydel Gabutero, si aggira per le strade di Manila, vivendo di piccoli furti ai turisti con il cui “ricavato” sogna di comprare una madre. Ed in questo desiderio si addensa tutto il peso di una realtà troppo arida persino per una ragazzina che, come la nostra Blanka, ostenti durezza. Quasi in esordio del film incontra una sorta di figura genitoriale in Peter, uomo di 55 anni, cantore e musicista cieco, interpretato da un intenso Peter Millari purtroppo recentemente scomparso, il quale pur essendo lui stesso esposto ad una vita precaria, le offrirà amore filiale, insegnandole a cantare anche per farne un mestiere.
Ma gli ostacoli sul cammino non saranno da poco ed ad un certo punto la medesima Blanka chiederà a Peter d’accompagnarla in orfanotrofio, dove non resisterà neppure un giorno. Tornerà da Peter, l’unica sua figura di riferimento, sebbene questo implichi l’esiziale implosione esistenziale della vita di strada che un minore, almeno per i parametri giuridici nostrani, non dovrebbe conoscere mai. Nel visionarlo, le lacrime cadono copiose e spontanee dalle viscere, inevitabile.
Sono numerosi i premi vinti da Blanka oltre all’ultimo francese: Venice Biennale College- Cinema 2015, Busan International Film Festival 2015, Tallin International Film Festival 2016, Goteborg International Film Festival 2016, Children Award -Fribourg International Film Festival 2016.
La distribuzione è attualmente prevista in Francia, Spagna, Giappone e Taiwan. E l’Italia? Proprio l’Italia, da cui nasce l’asse portante del film nella persona del producer Flaminio Zadra e, che è un paese così attento alle tematiche di diritto minorile, ad oggi manca ancora di un distributore perché, si sa, investire in una pellicola non commerciale non è la consuetudine odierna del nostro belpaese. Ma la cronista è sempre certa che la potenza della cultura vinca sempre. C’è solo un tratto di strada in più da percorrere.
Intanto congratulazioni al talentuoso Kohki Hasei ed allo scaltro Flaminio Zadra per averlo ” scovato “ed aver plasmato un solido progetto da un timido seme.
Romina De Simone
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