ITALIA. 22 OTT. Sono 10 le ordinanze di custodia cautelare per corruzione, in merito ad alcuni appalti Anas, emesse questa mattina, giovedì 22 ottobre, dal Tribunale di Roma e che coinvolgono dirigenti pubblici, politici e imprenditori.
In molte Regioni d’Italia sono in corso più di 100 perquisizioni legate alle indagini condotte dalla Guardia di Finanza per l’inchiesta “Dama Nera” che vede coinvolti 5 dirigenti e funzionari dell’Anas della Direzione generale di Roma, 3 imprenditori, titolari di aziende appaltatrici di primarie opere pubbliche, un avvocato e l’ex sottosegretario alle Infrastrutture Luigi Meduri.
Le ipotesi di reato sono: associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e voto di scambio.
Secondo le prime ricostruzioni quindi, appalti, assunzioni e indicazioni di voto per le elezioni amministrative, ruotavano attorno all’azienda pubblica per le infrastrutture viarie del paese.
Figura centrale è risultata Antonella Accroglianò, denominata appunto Dama Nera, dirigente responsabile del Coordinamento Tecnico Amministrativo di Anas, ritenuta il perno di tutte le “transazioni” tra dirigenti e imprenditori. Con lei in carcere sono finiti Oreste De Grossi (capo del servizio incarichi tecnici della condirezione generale tecnica), Sergio Serafino Lagrotteria (dirigente area progettazione e nuove costruzioni) e i funzionari ‘di rango minore’ Giovanni Parlato e Antonino Ferrante. Agli arresti domiciliari, invece, sono finiti l’ex sottosegretario al ministero delle Infrastrutture Meduri, l’avvocato catanzarese Eugenio Battaglia, e tre imprenditori, Concetto Logiudice Bosco, Francesco Domenico Costanzo e Giuliano Vidoni, attivi nel sud Italia.
L’Autorità nazionale anticorruzione chiederà gli atti relativi all’inchiesta per corruzione che ha portato all’arresto di dirigenti e funzionari Anas. L’obiettivo è verificare se vi siano appalti su cui intervenire in base ai poteri affidati all’Authority. E qui anche la Liguria inizia a preoccuparsi. Se infatti, per ora, non figurano nomi di dirigenti Anas, legati ai progetti di realizzazione dell’Aurelia Bis a Savona e interventi vari da ponente fino a La Spezia, il timore è che verifiche successive possano portare sotto inchiesta i cantieri.
Se così fosse si potrebbero produrre diversi effetti negativi, dallo stop temporaneo dei lavori a un blocco di tutte le pratiche in essere, come i lavori accessori chiesti a più riprese dai Comuni coinvolti.
Per questo si dovrà attendere lo sviluppo dell’inchiesta. Quel che più ha segnato il filone delle indagini è stata la “sensazione deprimente della quotidianità della corruzione – come ha spiegato il Procuratore Pignatone – La principale indagata andava in ufficio tutti i giorni ma il suo lavoro prioritario era gestire questo flusso di compravendita, sottobanco, degli appalti. La corruzione insomma è vista come una cosa normale. Uno scenario disarmante in cui la corruzione ed il pagamento di tangenti erano un sistema assolutamente strutturato e per nulla episodico – conclude Pignatone – c’era una vera e propria cellula criminale che aveva un diffuso rapporto di connivenza in tutta Italia e che utilizzava, come nei contesti mafiosi, dei pizzini per scambiarsi le informazioni tra gli imprenditori ed i funzionari pubblici corrotti, in modo da non lasciare traccia di quelli che erano gli accordi corruttivi”.
Con le perquisizioni in atto c’è da aspettarsi nuove rivelazioni in un’inchiesta che non sembra per nulla conclusa ma, come un vaso di pandora, una volta aperta, potrebbe svelare nuovi retroscena.
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